La transumanza di San Giovanni: in Piemonte sono 165 mila i capi bovini saliti agli alpeggi

CUNEO.  Nella settimana di San Giovanni si sta completando la transumanza verso gli alpeggi, a cominciare da quelli alle quote più basse dove c’è abbondanza di erba fresca. Secondo i dati dell’Arap, che ha sbrigato, ad oggi, oltre 1000 pratiche di monticazione, in Piemonte sono circa 165 mila i capi bovini saliti ai pascoli, cui vanno aggiunti centinaia di greggi di pecore e capre.  I numeri vedono in testa la provincia di Cuneo con circa 100 mila capi, destinati alle 350 località d’alpe distribuite dalle Marittime al Monviso. Seguono la provincia di Torino con 43 mila bovini, Biella (quasi 12 mila), il Verbano-Cusio-Ossola (4500), Vercelli (3500), Alessandria (2 mila). In coda le province di Novara, con un migliaio di armenti, e Asti, con 300 capi.Anche la Liguria ha i suoi alpeggi, e ad occuparsene è sempre l’Arap che da alcuni anni ha preso in carico il piccolo ma dinamico sistema allevatoriale della Riviera, caratterizzato dalla presenza della razza bovina Piemontese e di altre razze bovine autoctone a limitata diffusione come la Cabannina e la Varzese-Ottonese. C’è stato molto lavoro in queste settimane per gli uffici dell’associazione allevatori. Spiega il responsabile di area Arap Battista Camisassa: “Tutti gli spostamenti dei carichi di bestiame vanno tracciati così come le particelle adibite a pascolo, per il conseguente riconoscimento dei contributi Pac. Ogni trasferimento deve avere le carte in regola sotto il profilo della sicurezza e della profilassi sanitaria validato dalle Asl”.  Al riguardo quest’anno si è presentato il problema delle vaccinazioni per gli alpeggiatori che portano i capi in territorio francese, problema risolto grazie a un’intesa fra le autorità sanitarie dei due Paesi.  La transumanza assume oggi nuove valenze: dal presidio delle Terre Alte alla promozione della produzione lattiero-caseria di eccellenza, fino alla salvaguardia delle biodiversità animali. Osserva Roberto Chialva, presidente Arap: “Dal lavoro dei nostri malgari deriva il benessere dei bovini e la valorizzazione della razza Piemontese e delle altre razze bovine, ovine e caprine che costituiscono il patrimonio zootecnico delle nostre regioni”.La monticazione investe infatti tutta una serie di razze minori per numero ma preziose per la biodiversità, attestate sull’intero arco alpino regionale. Fra queste figurano la Pezzata Rossa di Oropa,  la Valdostana, la Barà Pustertaler razza rustica per eccellenza, la Bruna tipica dell’Ossola e della Valsesia ma con un’enclave nel Cuneese. Tra gli ovini vengono portate ai pascoli diverse razze autoctone: Frabosana-Roaschina, Sambucana, Biellese, Tacola e pecora delle Langhe stanziale nei pascoli dell’alta Langa. Tra i caprini abbiamo la Vallesana, la Fiurinà, la Camosciata delle Alpi e la localizzata Roccaverano. La transumanza, oltre il folklore dei campanacci, è una pratica zootecnica con molte ricadute positive. Sottolinea Tiziano Valperga, direttore Arap: “L’alpicoltura è difesa e cura dell’ecosistema montano, con la conservazione delle essenze foraggere pregiate, il corretto rapporto tra pascoli e armenti, tra numero degli animali e la superficie, con l’uso di recinti, piste, ricoveri e l’assicurazione dei punti d’acqua per l’abbeveraggio. L’alpeggio è poi una grande attrattiva del turismo montano, e un punto di forza della filiera lattiero-casearia, per la produzione di eccellenze che vanno dalle preziose produzioni casearie tradizionali come il Nostrano d’Alpe e il Macagno fino alle eccellenze come il Castelmagno, il Bettelmatt e le principali Dop piemontesi”.