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PERCHÉ UN KG DI LENTICCHIE NON VALE UNA BISTECCA.

Un libro indaga dogmi, teoria e pratica del mondo vegano: ecco la verità scientifica, oltre le mode.

In questi ultimi anni la schiera delle persone che hanno deciso di rinunciare alla carne, optando per la dieta vegetariana, o la ben più rigida vegana (niente uova, latte e derivati perché di origine animale), è aumentata in tutto il mondo industrializzato. A tale crescente diffusione del nuovo modello nutrizionale un eccezionale impulso lo hanno dato l’affermazione di internet e dei social network. E lo schierarsi a favore di personaggi famosi dello spettacolo, della cultura e perfino dello sport, ha rivestito la scelta vegetariana di un’aura di maggiore appeal e credibilità. Attori come Brad Pitt, Diane Keaton, Michelle Pfeiffer, l’ex Beatle Paul Mc Cartney, la tennista Serena Wiliams, l’ex presidente Usa Clinton, e in Italia Adriano Celentano, Jovanotti, Claudia Cardinale, il regista Moni Ovadia e il rugbysta Mirco Bergamasco sono tutti diventati – con le motivazioni più disparate – vegetariani o vegani.

Ce n’è abbastanza per affrontare in modo approfondito l’argomento, che per le sue implicazioni esistenziali, filosofiche o ideologiche tout-court, si pone ben oltre le tendenze alimentari di passaggio. Lo ha fatto con un libro di 300 pagine che si legge come un noir d’estate, il nutrizionista ed esperto di salute naturale, Luca Avoledo. Il titolo (“No vegan: la verità scientifica oltre le mode”, Sperling & Kupfler editore) esprime con nettezza la posizione dell’autore, il quale tuttavia non si limita a confutare dogmi e luoghi comuni della mistica vegan. Avoledo ha raccolto dati, esperimenti, ricerche, studi e prove e nella sua opera risponde alle domande più ricorrenti dando puntuale risposta: il nostro corpo è fatto per vivere di vegetali? La dieta vegana è la più sana? Mangiare vegano guarisce le malattie? L’alimentazione solo vegetale è adatta ai bambini?

Non potendo ovviamente entrare nel merito di tutto lo scibile preso in esame nel libro, proponiamo alcuni flash illuminanti. “I vegani – scrive Avoledo – anelano a estendere ad altri le proprie convinzioni alimentari. Lo fanno con una massiccia opera di disinformazione propagandistica, tesa a influenzare l’opinione pubblica spaventandola, colpevolizzandola e colpendola allo stomaco… Lasciano intendere che le tesi vegane siano condivise dalla maggior parte degli esperti… e quando si presenta loro qualche studio che dimostra il contrario ecco rispuntare l’inattaccabile teoria dei poteri occulti, del complottismo”. Insomma, chi mangia carne, obbedisce “alla lobby della braciola che governa il mondo”.

Altro capitolo: perché un kg di lenticchie non vale una bistecca. Spiega l’autore: “Il nostro corpo ha fame di proteine… mattoni che costituiscono cellule, tessuti e organi e sono indispensabili per il corretto svolgimento delle funzioni vitali. Gli amminoacidi, da cui le proteine sono formate, servono all’organismo per produrre nuove proteine e molecole di enorme importanza fisiologica – ormoni, enzimi, anticorpi, neurotrasmettitori – e praticamente per ogni processo metabolico. Un uomo di 70 kg dovrà quindi introdurre 63 grammi di proteine al dì… Facile no? Mica tanto… Una bistecca da un etto contiene poco più di 20 grammi di proteine… Un etto di lenticchie solo 9, mentre 100 grammi di pomodori di proteine ne apportano solamente 1 grammo e una mela appena mezzo grammo… Non c’è un cibo vegetale che sostituisca la bistecca…”. Discorso che si accentua fino ad assumere contorni drammatici quando si parla di bambini: “I pediatri ospedalieri dichiarano con sgomento un aumento di ricovero di bambini di genitori vegani, spesso con gravissimi danni neurologici”.

Al di là di tutto, chi abbraccia la via vegana “come puro atto di fede”, deve pur sapere “che non esistono motivi scientificamente per adottare tale dieta. Il veganismo è una convinzione morale, un assunto etico, non un modello di salute”. Conclusione: chi vuole essere vegan lo sia, ma lasci in pace i bambini. E tutti gli altri onnivori: “Ognuno è libero di decidere cosa mangiare e cosa no”. 

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